Nel romanzo di fantascienza del 1953, “More than Human“, Theodore Sturgeon descrive sei persone con poteri straordinari che si uniscono per formare una nuova forma di coscienza, raggiungendo così un nuovo traguardo nell’evoluzione umana. Sebbene i poteri descritti nel romanzo siano un prodotto di fiction, diversi ricercatori, educatori e attivisti concordano oggi sul fatto che la prospettiva antropocentrica della società sia limitata e incapace di riconoscere le ineguaglianze e le ingiustizie che il privilegio umano abilita e giustifica su tutto ciò che umano non è.
Ciò apre uno spazio di riflessione critica e di immaginazione dalle infinite possibilità dove l’intersezionalità tra ciò che è ritenuto diverso, l’ibridazione tra umano e non-umano, il livello di intimità raggiunto con la tecnologia definiscono nuovi paradigmi sociali, modi di vivere e pensare. Tuttavia, è altrettanto importante considerare che tale prospettiva potrebbe creare nuovi dualismi, forme di privilegio umano e differenze per ciò che rimane al di fuori della sfera umana, e per tutti quegli umani che tradizionalmente sono stati tenuti ai margini di tale sfera.
Riteniamo sia necessario riattivare la curiosità collettiva ed allargare i nostri confini cognitivi e culturali per riflettere sulla relazione tra esseri umani, esseri viventi non-umani e tecnologia, attraverso la prospettiva di potenziali progettisti di oggetti, spazi, servizi, esperienze, processi, interazioni…more-than-human.